sab 24 ago
|Roma
Luigi Cinque Hypertext O’rchestra - Afrikan Sketches
Special guest: Urna Chahar Tugki (voce) Roberto Ottaviano (soprano sax) Badara Seck (Afrik vox & tales) Marco Colonna (bass clarinet) Giampaolo Ascolese (drums) Pep Caporello (double bass) Luigi Cinque (voce, soprano sax, clarinet, live electronics)
Time & Location
24 ago 2024, 21:00
Roma, Viale di Parco del Celio, 00184 Roma RM, Italia
About The Event
Afrikan Sketches – della Hypertext O’rchestra – è un concerto trascinante riferito ad un’Africa che abbiamo a lungo frequentato. E’ lì che abbiamo imparato le formule sacre agli spiriti ed è lì che abbiamo conosciuto e collaborato con artisti speciali. Qualcuno di loro a cominciare da Badara Seck sarà sul palco con noi. Insieme, in questo interplay tra scrittura e “ intuitive “, grandi artisti del jazz contemporaneo tra i quali Roberto Ottaviano e Marco Colonna e Giampaolo Ascolese. E ospiti Africani a sorpresa e la voce sciamanica di Urnà Chahar Tugchi. Il concerto è dedicato alle ricerche di Alan Lomax: colui che ha restituito al mondo, registrandolo, un largo capitolo del blues del Delta del Mississippi. Ricerche che sono state decisive e senza le quali non ci sarebbero stati stati fondamentali della musica del nostro tempo rock jazz e contemporary. Anche la musica popolare sud mediterranea deve molto alle ricerche d Lomax.
L’Hypertext O’rchestra è l’orchestra a formazione variabile e a carattere fortemente multiculturale e multigenere di Luigi Cinque.
Poche figure sono interessanti e ricche di stimoli nel panorama artistico italiano come Luigi Cinque. Musicista, compositore, regista, divulgatore culturale: nella sua carriera ultraquarantennale è riuscito a conciliare (tra ispirazioni e collaborazioni) la lotta politica e la ricerca spirituale, il rock e la musica indiana, la taranta e l’opera lirica, gli Area e il Canzoniere del Lazio, Pier Paolo Pasolini e Umberto Eco, Pina Bausch e Nanni Balestrini, sempre mantenendo una forte identità stilistica.
Il concerto nasce da un’antica intuizione di Cinque, che donò il titolo a un suo celebre racconto in musica: Il Jazz visto dalla luna. Una lontananza tale da non consentire più a luoghi comuni di velare lo sguardo, in grado di far riscoprire l’impatto culturale del jazz sulla cultura novecentesca. In questa inusuale quanto documentata ricostruzione, il jazz non è una musica solamente afroamericana, ma è lo straordinario frutto di un incontro multietnico. Una musica nata in quel calderone multiculturale straordinario quale era la New Orleans a cavallo tra 800 e 900, dove si è formato questo particolare cromosoma musicale, un modo di intendere il linguaggio, il rapporto con l’inconscio, l’improvvisazione e la tradizione in maniera totalmente nuova.
Nelle origini del jazz convivono la componente klezmer, il ragtime ispirato dalle danze francesi, le funeral band derivanti dalle bande funerarie siciliane e, chiaramente, il forte tappeto ritmico di matrice africana. Le tematiche tipiche di schiavi trapiantati e migranti d’oltreoceano, come dirà lo studioso Alan Lomax del blues, anticipano la concezione esistenzialistica della vita: lo sradicamento vissuto forzatamente dai neri americani preconizza in musica le riflessioni filosofiche di Simone Weil e Albert Camus.
Paradossalmente, questa musica inizialmente reietta sarà imposta al resto del mondo da un paese egemone, vincitore di due guerre; per questo, ma anche per la sua elettrica immediatezza, il jazz influenzerà tutte le forme artistiche del Novecento, mostrando alla letteratura, alla pittura, all’architettura la via della rottura, della velocità, della rivoluzione formale. L’Hypertext Orchestra, fedele a questo spirito, non ripropone l’esecuzione di partiture già eseguite (è un paradosso ripetere fedelmente una musica nata dall’improvvisazione), ma si espone a una serie di continui rischi, come l’esecuzione di brani volutamente mai provati. Un mix di arcaico e contemporaneo, acustico ed elettronico, di parola mediterranea, di nuova Frontiera sulla scia della ricerca di Luigi Cinque, tra scrittura musicale e memoria orale, tra mondo antico e attualità postumana. Un concerto fortemente ritmico che in questo caso si propone come una performance sul tema, appunto, della memoria mediterranea, delle sue voci e della sua attuale crisi di valori e prospettive.